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Pubblicato il 24 Ottobre 2018 | Ultima modifica il 5 Dicembre 2019

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Tutto quel che c’è da sapere sui farmaci antinfiammatori per l’intestino

I farmaci per l’intestino sono oggi molto utilizzati per curare le diverse patologie di uno degli organi più delicati del nostro corpo. Quando gonfiore, dolore, evacuazioni irregolari ed imperfette, alito cattivo, meteorismo e diarrea si presentano, sono campanelli d’allarme per indicarci che qualcosa non va. La pancia “parla” e invia dei “messaggi criptati” indicativi dello stato di salute dell’intestino e della sua funzionalità, che se non corretta potrebbe compromettere il benessere dell’apparato digerente e più in generale quello dell’intero organismo.

I disturbi a carico dell’apparato gastrointestinale, ed in particolare le malattie di natura infiammatoria che interessano questa parte del nostro corpo, sono continuo aumento specialmente nei paesi industrializzati come il nostro. Eppure non tutti sanno bene cosa sono, perché si sviluppano e se è possibile fare un trattamento adeguato e soprattutto una prevenzione efficace.

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Quali sono le malattie infiammatorie croniche dell’intestino?

Le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), note anche come inflammatory bowel disease (IBD), comprendono la malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa. In Italia circa 200.000 persone sono affette da queste patologie. Negli ultimi anni si è assistito a un notevole aumento dell’incidenza delle IBD, probabilmente a causa del cambiamento delle abitudini alimentari e dello stile di vita. Anche i casi di IBD con esordio in età pediatrica sono in graduale aumento. Le IBD colpiscono con la stessa frequenza i due sessi, con un esordio clinico che in genere si colloca fra i 15 e i 45 anni.

Lo spettro clinico delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali è molto variabile. Talvolta l’esiguità dei sintomi non consente un riconoscimento immediato della patologia. In ogni caso, la caratteristica principale di queste patologie è la presenza di un’infiammazione cronica a carico della mucosa dell’intestino che ha decorso intermittente e può causare complicanze severe.

Tanto la malattia di Crohn quanto la rettocolite ulcerosa sono malattie ad andamento cronico o ricorrente, caratterizzate con periodi di latenza che si alternano a fasi di riacutizzazione.

I sintomi delle due patologie sono generalmente molto diversi. Infatti, nella maggior parte dei casi la malattia di Crohn si manifesta inizialmente con diarrea e dolori addominali localizzati specialmente nella parte inferiore destra dell’addome, che corrisponde al tratto dell’intestino in cui più frequentemente è localizzata la malattia. La rettocolite ulcerosa invece si manifesta quasi sempre con diarrea e presenza di sangue e muco nelle feci, cui spesso si associa a “tenesmo”, ovvero una sensazione di incompleta evacuazione e talvolta anemia. Nelle fasi di acutizzazione tanto della malattia di Crohn che della rettocolite ulcerosa possono comparire stati di malessere generale come dimagrimento, stanchezza, inappetenza, febbre.

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Quali sono le cause?

Ad oggi non si conoscono con precisione le cause delle malattie infiammatorie croniche intestinali. Si sa però che nello sviluppo di queste patologie sono coinvolti diversi elementi, come fattori genetici legati alla storia familiare, e fattori ambientali connessi all’impatto dello stile di vita sull’equilibrio della flora intestinale. Ad esempio, una vita sedentaria, lo stress, una dieta ricca di cibi processati, grassi animali, acidi grassi polinsaturi, zuccheri raffinati, l’uso e spesso abuso di farmaci e antibiotici, sono tutti elementi che possono alterare il nostro equilibrio interno. Anche i contraccettivi orali e la terapia ormonale sostitutiva possono assumere un ruolo importante nella comparsa dell’infiammazione intestinale. Per contrastare le malattie infiammatorie croniche dell’intestino si può ricorrere all’uso di diversi farmaci per l’intestino.

I principali farmaci antinfiammatori per l’intestino

Il trattamento farmacologico prescritto ai soggetti affetti da malattie infiammatorie intestinali consiste nella terapia sintomatica (cioè il sollievo dei sintomi) e nel ripristino della normalità della mucosa intestinale tramite trattamento farmacologico graduale e con escalation del regime terapeutico fino a quando si ottiene una risposta adeguata.

Il primo passo nella terapia farmacologica di solito è rappresentato dai farmaci aminosalicilati come la sulfasalazina, la mesalazina, la balsalazide e l’olsalazina. I preparati di aminosalicilato sono disponibili sia in formulazione orale sia in clisteri e supposte. Tutti questi farmaci per l’intestino sono derivati dell’acido 5-aminosalicilico; le principali differenze sono nel meccanismo e nel sito di assorbimento.

Se le condizioni del paziente non migliorano dopo un’adeguata dose di aminosalicilati, come secondo passo si ricorre all’uso di farmaci per l’intestino come i corticosteroidi (agenti antinfiammatori ad azione rapida) che tendono a fornire un rapido sollievo dei sintomi e una significativa diminuzione dell’infiammazione.

Tra i corticosteroidi più usati soprattutto in fase di riacutizzazione moderata dell’infiammazione intestinale troviamo il prednisone, il cui dosaggio giornaliero può variare secondo della gravità. Una volta ottenuta una buona risposta clinica, la dose viene ridotta progressivamente in genere in tempi brevi.

Se riducendo i farmaci di natura corticosteroidea ricompaiono i sintomi si dovrebbe prendere in considerazione l’uso di farmaci antinfiammatori per l’intestino alternativi (immunomodulatori o terapia anti-TNF). In generale, uno degli obiettivi terapeutici è quello di “svezzare” il paziente dai corticosteroidi il più presto possibile a fine di prevenire gli effetti avversi a lungo termine di questi agenti.

Gli immunomodulatori più noti sono la 6-mercaptopurina e azatioprina entrambi usati in soggetti con malattia infiammatoria intestinale la cui remissione è difficile da mantenere con i soli aminosilicati. Tra gli agenti anti-TNF troviamo adalimumab, certolizumab, golimumab che sono somministrati per iniezione sottocutanea ogni 2 settimane.

Spesso per il trattamento dell’infiammazione dell’intestino, e secondo dei casi, è possibile ricorrere anche all’uso di antibiotici, come il metronidazolo, la ciprofloxacina e la rifaximina. Gli antibiotici hanno potenziali affetti avversi, tra cui la nausea, diarrea e infezioni micotiche (candida).

Ricordiamo che molti farmaci antinfiammatori per l’intestino richiedono prescrizione medica, mentre molti altri possono essere acquistati liberamente. Ciò che però conta è seguire sempre le istruzioni riportate sul foglietto illustrativo e attenersi alle indicazioni del medico sia in termini di posologia che di modalità di assunzione.

È possibile prevenire le malattie infiammatorie croniche dell’intestino?

Attualmente non si dispone di veri e propri mezzi di prevenzione capaci di ostacolare efficacemente lo sviluppo di queste patologie. Una persona sana che desidera conservare e proteggere il proprio stato di salute con un occhio attento al benessere dell’intestino deve seguire una serie di accorgimenti che possono ridurre il rischio di malattie infiammatorie croniche a carico di quest’organo. Ecco qui alcune regole d’oro:

  • Intraprendere uno stile di vita sano che preveda almeno 3 ore di attività fisica aerobica alla settimana;
  • Seguire una dieta alimentare bilanciata sulla base del proprio fabbisogno energetico e che incrementi l’introito di frutta e verdura a scapito di zuccheri e cibi processati;
  • Limitare, quando possibile, il consumo di farmaci e antibiotici che possono compromettere la salute della nostra flora intestinale e quindi la buona funzionalità del nostro intestino.

Fonti Bibliografiche:
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