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Pubblicato il 6 Agosto 2019 | Ultima modifica il 5 Dicembre 2019

Mamma e Bambino

Bambini a tavola, una guida per superare la neofobia alimentare

La paura del nuovo può trasformarsi in un vero e proprio rifiuto, almeno nei bambini. Tipica dell’età prescolare è, infatti, la neofobia alimentare. Si tratta del rifiuto di mangiare, e persino di assaggiare, cibi fino a quel momento sconosciuti.

I bambini amano i rituali, sono abitudinari e anche con l’alimentazione può capitare che si limitino a una dieta ristretta composta magari da soli due o tre cibi. Questo accade soprattutto tra i due e i cinque anni di età; può accadere però che s’instauri un comportamento protratto fino al periodo delle scuole elementari e oltre.
Le ragioni di quest’atteggiamento appaiono immotivate e sono in parte legate a una sorta di meccanismo di difesa ancestrale verso il nuovo, potenzialmente pericoloso. D’altra parte, il rifiuto è per il bambino anche un mezzo per affermare se stesso, in una fase di crescita e di esplorazione.

Va detto tuttavia che se l’accoglienza verso il gusto del dolce è unanime, molto spesso l’amaro e l’aspro sono davvero poco accettati da parte dei bambini. La neofobia alimentare riguarda quindi più spesso frutta e verdura, a volte anche alimenti proteici come carne e pesce. A lungo andare può esporre il bambino a una dieta non equilibrata, con il rischio di carenze nutrizionali.

Bambini a tavola: l’importanza dello svezzamento

Il periodo dello svezzamento è molto importante per iniziare ad abituare i bambini ai gusti nuovi: fino ai due-tre anni, per quanto impegnativo, è più semplice abitudini alimentari scorrette ma ormai acquisite.

Più presto i bambini a tavola sono esposti a sapori vari e diversi, infatti, minore sarà la probabilità che manifestino più avanti una neofobia alimentare.

Secondo alcune teorie il gusto sarebbe influenzato già durante la gravidanza grazie al liquido amniotico che, entrando in contatto con la bocca del feto, lo metterebbe in contatto indiretto con i sapori e i gusti che rispecchiano l’alimentazione materna. Le donne in gravidanza dovrebbero quindi essere incoraggiate a variare l’alimentazione e a nutrirsi con alimenti di qualità elevata.

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Bambini a tavola, cosa fare per incoraggiare al nuovo?

Uno studio pubblicato sul Journal of Nutrition Education and Behaviour ha dimostrato l’efficacia del dialogo durante i pasti, parlando proprio di alimentazione. Si tratta di un modo per incoraggiare i bambini a esplorare nuovi sapori e ad accettarli gradualmente.

Sottolineano i ricercatori che questo non può avvenire immediatamente ma è il frutto di ripetuti tentativi distanziati nel tempo e sempre sotto un alone di positività: è dimostrato che proporre un cibo ripetutamente porta nel tempo alla sua accettazione. D’altra parte, offrire un cibo nuovo in un ambiente rumoroso o poco sereno facilita il rifiuto.

Ma cosa fare quindi nella pratica? I seguenti consigli possono essere di aiuto:

  • Dare il buon esempio: difficilmente un bambino si avvicinerà a un cibo non apprezzato dai suoi stessi genitori
  • No alla costrizione: forzare un bambino a mangiare non è mai una buona idea e nel caso di alimenti ignoti può servire solo ad accrescere il disagio.
  • No a premi e ricompense: si tratta alla lunga di una strategia perdente, i bambini a tavola devono essere educati e non accontentati. Sbagliato quindi premiarli con un dolce per aver mangiato la verdura.
  • Fare attenzione a orari e tempi dei pasti: far sì che il pasto sia un momento rituale, che si svolga a orari stabiliti e, nei limiti del possibile, rispettati. Inoltre, è molto importante abituare il bambino fin da subito a mangiare senza fare altro: niente tv, videogiochi, smartphone.
  • Per abituare i bambini a tavola a un nuovo cibo insistere con dolcezza, magari ricorrendo a qualche piccolo stratagemma. Un esempio? “Assaggia solo tanti bocconi quanti sono i tuoi anni”.
  • Nei bambini molto piccoli il rifiuto del cibo potrebbe essere causato dalla dentizione: l’uso di una pasta gengivale specifica, dandogli sollievo dal dolore, può contribuire a fargli tornare l’appetito.
  • I bambini procedono per imitazione; così vedere un coetaneo che mangia un determinato cibo può invogliare ad assaggiarlo, ancora di più se questi “esperimenti” si compiono al di fuori dell’ambiente domestico.
  • Per farli familiarizzare con il cibo, è utile coinvolgere i bambini nella preparazione dei cibi fin da piccoli, magari raccontando loro da dove vengono gli alimenti, perché si chiamano così, perché hanno quella forma o quel colore.
  • Permettere ai bambini di manipolare il cibo è un modo per far sì che vi si avvicinino, ancora prima che con il gusto.
  • Lasciare il bambino libero di scegliere, ma in modo “pilotato”. Inutile secondo alcuni esperti chiedere “cosa vuoi per cena?” lasciando aperta una serie infinita di possibilità. Meglio piuttosto chiedere: “per cena preferisci carote o zucchine?”.

 Fonti:

– NFI- Nutrition Foundation Italy
Journal of Nutrition Education and Behaviour
Alberto Ferrando – pediatra

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