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Pubblicato il 30 Luglio 2018 | Ultima modifica il 10 Giugno 2020

Mamma e Bambino

Pianto del neonato, ecco come interpretarlo

Come fa il neonato a dire a mamma e papà che ha fame, o vuole essere cambiato o gli sta spuntando un nuovo dentino? Semplice, piange. Ed è proprio questo il suo linguaggio e il suo modo di esprimere emozioni e stati d’animo.
Durante i primi mesi di vita questa particolare comunicazione spaventa e mette in crisi i neo-genitori, perché spesso è difficile capire il pianto del neonato e quindi diventa quasi impossibile calmarlo.

Perché i bambini piangono?

Ogni lacrima del bimbo ha una sua particolare causa:

  • Ha fame;
  • Ha il pannolino sporco;
  • È stanco;
  • È malato;
  • Ha una colica;
  • Ha caldo o freddo;
  • Si sente solo;
  • Prova dolore per un nuovo dentino che gli sta tagliando la gengiva.

Il bambino capisce quasi da subito che il pianto è il suo modo per richiamare l’attenzione di mamma e papà. Piangendo esprime ogni disagio e bisogno, e i genitori devono imparare a mettersi nei panni del proprio figlio per capirne ogni necessità.

pianto del neonato

Pianto del neonato: come interpretarlo

Ogni pianto del neonato è diverso, e accompagnato da un particolare linguaggio corporeo, è quindi fondamentale ascoltare e osservare bene il piccolo, per provare a capire il motivo delle sue lacrime.
Questa “intuizione” non è per niente semplice, e ci vuole del tempo per comprendere il linguaggio del proprio bimbo.
La cosa importante è non aver paura di sbagliare, è sempre meglio provare a rispondere alle richieste del piccolo piuttosto che non fare niente. E se si sbaglia nel rispondere non importa, ogni piccolo “errore” aiuterà il neonato a compiere progressi nel farsi capire.
Basatevi anche sul vostro intuito e fatevi delle domande: quanto tempo è passato dall’ultima poppata? E dal pisolino? C’è troppo caldo, troppo freddo? C’è un rumore o un profumo troppo forte? E soprattutto, quali caratteristiche ha questo pianto del neonato?

  • Fame: il pianto è insistente e il neonato si mette in bocca la sua manina chiusa a pugnetto, inoltre cerca il capezzolo e non si calma in alcun modo. Cosa fare? In questo caso basta dargli il suo latte guardandolo negli occhi per rassicurarlo.
  • Dolore: il pianto è acuto e breve ed è interrotto da brevi pause di apnea del respiro. Cosa fare? Potete provare a cercare la zona dolorante tastando dolcemente con i polpastrelli le varie parti del suo corpo.
  • Sonno: il pianto è lamentoso e assomiglia a un piagnucolio e il piccolo sbadiglia e sbatte le palpebre. Cosa fare? L’unica soluzione è abbassare la luce, fargli qualche coccola e addormentarlo dolcemente.
  • Disagio: è il caso in cui il neonato ha freddo o caldo, oppure è bagnato. Il pianto è forte e insistente, ma comunque meno stridente di quello causato dal dolore. Cosa fare? Bisogna capire la causa del disagio toccandolo: se è sudato scopritelo, se ha invece la nuca fredda copritelo. Se invece ha il pannolino sporco è sufficiente cambiarlo.
  • Noia: il pianto assomiglia a un lamento. Cosa fare? Provate a distrarlo, prendendolo in braccio o parlando con lui.
  • Colichette: il pianto comincia in genere verso sera ed è particolarmente insistente, il bimbo alza le ginocchia verso l’addome e il suo volto è contratto in un’espressione di dolore. Cosa fare? Consolatelo e coccolatelo. Provate a fargli un massaggio sul pancino girando attorno all’ombelico in senso orario e alzandogli le ginocchia per favorire l’uscita dell’aria dalla pancia.
  • Si sente solo: il pianto assomiglia a dei versetti e il piccolo si guarda intorno cercandovi, e finisce non appena lo prendete in braccio. Cosa fare? In questo caso potete prenderlo in braccio o anche, più semplicemente, fargli una carezza per soddisfare il suo bisogno di compagnia e stimolare la sua autostima.

Cosa fare quando si è indecisi

Quando non riuscite a interpretare i messaggi di vostro figlio, può essere utile seguire alcuni accorgimenti:

  • Dategli dell’acqua o il ciuccio;
  • Cantategli una ninna-nanna prendendolo in braccio e cullandolo;
  • Accarezzatelo dolcemente parlandogli e tenendolo a pancia in giù sulle vostre ginocchia;
  • Controllate che il pannolino non sia bagnato o che il piccolo non sia sudato e accaldato;
  • Sistemategli la testa sulla spalla picchiettandolo sulla schiena in modo da favorire la fuoriuscita di aria dallo stomaco.

E soprattutto essere pazienti, questa fase non dura molto a lungo; infatti il bambino dopo i primi mesi può esprimere i suoi desideri non solo con il pianto e gli strilli ma anche in modo diverso: sorridendo, facendo smorfie o lallando.

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