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Pubblicato il 16 Novembre 2019 | Ultima modifica il 6 Dicembre 2019

Salute Orale

Caldo o freddo: le cause dei denti sensibili alla temperatura

Avere i denti sensibili non è una malattia, ma può essere il segnale di un disturbo che non deve essere sottovalutato. Si tratta di una condizione più propriamente definita ipersensibilità dentinale che si manifesta con una sintomatologia dolorosa intermittente, acuta e di breve durata. Il dolore è localizzabile in maniera non precisa su uno o più elementi dentari, in risposta a stimoli specifici.

I denti diventano sensibili esprimendo una reazione di difesa del dente. Più generalmente, il dolore è scatenato dal contatto con bevande o cibi freddi (80% circa dei casi) e solo nel 20% con bevande e cibi caldi. Talora i denti sono così sensibili da reagire con il dolore al solo contatto con l’aria inspirata dalla bocca (41% dei casi).

Si tratta di un disturbo molto diffuso nella popolazione femminile di età compresa fra i 20 ­e i 40 anni e nei pazienti affetti da particolari patologie dentarie.

Denti sensibili: cause ed effetti

Il dolore generato dai denti sensibili è legato al fatto che si tratta di strutture anatomiche innervate. I denti contengono fibre nervose, che attraversano la porzione più interna del dente stesso, la polpa (formando il nervo pulpare) e passano nei tubuli dentinali.

Il dente è rivestito esternamente dalla dentina, che, a sua volta ricoperta dallo smalto e dalla gengiva, non viene a contatto con l’ambiente della cavità orale. Quando la dentina perde questa forma di protezione da parte delle strutture anatomiche che la rivestono, risponde generando il dolore.

Lo stimolo termico non è l’unico in grado di scatenare il dolore, che può insorgere anche a seguito del contatto con sostanze chimiche particolari o per effetto dell’osmosi, circostanza che accade, per esempio, mangiando cibi molto dolci. L’osmosi causa dolore nei denti sensibili nel 21% dei pazienti. Anche il semplice contatto meccanico con il dente, che si realizza toccandolo, può scatenare il dolore.

L’indebolimento della protezione di cui gode la dentina può verificarsi in due circostanze. La prima è rappresentata dalla recessione gengivale, che scopre il colletto del dente. Si tratta di una circostanza generalmente legata all’invecchiamento, ma che può avvenire anche in età più giovani in caso di patologie che colpiscono le strutture anatomiche di supporto al dente (parodontosi).

La seconda dal deterioramento dello strato di smalto che ricopre il dente. Una circostanza che può essere causata dall’abrasione dello smalto, che si realizza a causa dello spazzolamento errato o dell’utilizzo di dentifrici abrasivi e spazzolini di cattiva qualità o consumati. Oppure dal consumo abituale di bevande o cibi acidi, che permangono a contatto con lo smalto, come succhi di frutta, spremute, yogurt e bibite gassate e che provocano l’erosione dello smalto, portando alle medesime conseguenze.

Fra le altre condizioni sfavoreli associate ai denti sensibili, i disturbi del comportamento alimentare. Patologie quali la bulimia, connesse al vomito frequente, mantengono basso il pH del cavo orale intaccando, nel lungo periodo, l’integrità dello smalto. Per la stessa ragione, anche chi soffre di reflusso gastroesofageo è maggiormente soggetto ad avere denti sensibili.

I denti sensibili possono anche essere un effetto del bruxismo, che determina la progressiva usura dello smalto, o effetto collaterale di alcuni trattamenti dentistici (ipersensibilità dentinale iatrogena) quali lo sbiancamento professionale dei denti, le levigature radicolari, la chirurgia resettiva o la preparazione di monconi per l’applicazione di corone.

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Denti sensibili: cosa fare

In caso si avverta la sensazione di denti sensibili, occorre rivolgersi al dentista per sottoporsi a un controllo, per un’analisi differenziale utile a scopo diagnostico. Il dentista può eseguire prove quali l’Air Blast Test, che consiste nell’applicare un getto di aria perpendicolare all’area in cui sono presenti i denti sensibili.

In caso di positività, il dentista può decidere di ricorrere alla sigillatura dei tubuli dentinali con sostanze in grado di stimolare la produzione di dentina terziaria, utilizzando materiali quali fluoruri (di sodio o stagno), nitrato di potassio, composti del calcio, resine, idrossinanoapatite biomimetica.

Un’alternativa è il trattamento laser, che occlude i tubuli dentinali attraverso due passaggi. I dentisti raccomandano inoltre l’uso di dentifrici e/o collutori specifici per denti sensibili a base di nitrato di potassio e fluoruro stannoso. Questi prodotti sono caratterizzati da un’azione abrasiva ridotta. È importante mantenere una corretta igiene orale e utilizzare spazzolini di buona qualità, morbidi e non abrasivi, sostituendoli se danneggiati o usurati. La spazzolatura dei denti deve essere decisa ma delicata e deve procedere dal basso verso l’alto.
Per le ragioni analizzate sopra, è anche consigliabile limitare il consumo di succhi di frutta, vino, aceto e bibite gassate.

Denti sensibili: le conseguenze

I denti sensibili non sono sempre percepiti come un disturbo che rende necessaria la visita dentistica. Tuttavia, al contrario di quanto suggerisce la convinzione diffusa, l’ipersensibilità dentinale è un segnale di allarme che indica un’alterazione delle strutture che hanno la funzione di proteggere il dente.

L’esposizione dentinale aumenta il rischio di carie e può rappresentare lo step iniziale di un processo che porta alla perdita del dente. Questo accade in particolare nei pazienti che soffrono di parodontosi, una patologia che provoca l’indebolimento dell’impalcatura di sostegno del dente.

 

Fonti:

Dentine hypersensitivity: development and evaluation of a model in situ to study tubulepatency – Clin. Periodontol., 2004

Management of dentinal hypersensitivity: A review – CDA Journal, 2011

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