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Pubblicato il 7 Maggio 2020 | Ultima modifica il 15 Settembre 2020

Salute Orale

Disfagia: sintomi e cause della disfagia, la difficoltà a deglutire

La disfagia è la difficoltà a deglutire, che dipende dalla presenza di ostacoli al transito di cibi solidi e/o bevande dalla faringe allo stomaco. Quali sono cause e sintomi della disfagia?

Disfagia: cause e approfondimento

La disfagia riconosce cause diverse. Questo disturbo è rappresentato dalla difficoltà a deglutire, che può avere origine vascolare, neurologica o tumorale; richiede, in sede diagnostica e di trattamento, un approccio multidisciplinare. Il team di specialisti che valuta la diagnosi e le cause della disfagia deve comprendere, nel suo insieme, anche un logopedista e un dietista.

Il sistema che consente il transito unidirezionale degli alimenti dalla bocca allo stomaco è composto da numerose strutture anatomiche, tra i quali la faringe (superiormente) e l’esofago (inferiormente). Disturbi che coinvolgono questi elementi possono essere fra le cause della disfagia.

La disfagia non deve essere confusa con il bolo isterico, un disturbo che ha origine psicologica ed è rappresentato dalla sensazione di avere una massa nella gola. Il bolo isterico non ha connessioni con la deglutizione.

I sintomi della disfagia

La disfagia è associata a sintomi aspecifici, quali la tosse, la sensazione di soffocamento, le alterazioni del normale tono della voce, perdite di saliva, la sensazione di corpo estraneo in gola, la difficoltà a portare a termine il pasto.

La disfagia può essere classificata, a seconda della sede in cui si sviluppa, come:

  • orofaringea: la disfagia orofaringea è rappresentata dalla difficoltà di transito del cibo dall’orofaringe all’esofago; la disfagia orofaringea è accompagnata da sintomi quali i rigurgiti nasali e da sintomi da aspirazione tracheale, fra cui la tosse. Le cause di questa forma di disfagia sono principalmente neurologiche; (comprendono le conseguenze di un ictus, la malattia di Parkinson, la sclerosi multipla e la sclerosi laterale amiotrofica); o muscolari (includono anche patologie quali la miastenia gravis e la distrofia muscolare);
  • esofagea: è la difficoltà del transito degli alimenti lungo l’esofago; la ragione alla base di questa forma è un disturbo di motilità a carico della muscolatura esofagea (come l’acalasia, la malattia di Chagas, la sclerosi sistemica, l’esofagite eosinofila) o una ostruzione meccanica (rappresentata da un tumore locale, dalla stenosi esofagea causata dall’esposizione a radiazioni anche nell’ambito del trattamento del cancro, dalla compressione causata dalla presenza di una massa patologica a livello toracico, fra cui un aneurisma aortico o un tumore).

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Come viene trattata la difficoltà a deglutire

La disfagia può essere indagata mediante una visita multidisciplinare e studiata, laddove necessario, con la gastroscopia. Può essere utile eseguire, contestualmente all’esame, una biopsia del tessuto esofageo, finalizzata a escludere che la disfagia sia causata da un tumore (carcinoma esofageo) o da eventuali infezioni (esofagite eosinofila).

Se il paziente non è in grado di sopportare una gastroscopia, è possibile ricorrere alla radiografia dell’apparato digerente, effettuata dopo la somministrazione di un pasto baritato (ossia un mezzo di contrasto che mette in evidenza il sistema gastroenterico).

Il primo approccio con la disfagia deve essere quello alimentare. Il rischio che deve essere scongiurato è quello della malnutrizione o della denutrizione: il paziente si alimenta male o poco per evitare il fastidio e il dolore alla gola. Per prevenire questa conseguenza, occorre tenere sotto controllo il peso del paziente e, in caso di necessità, aumentare l’apporto calorico della sua dieta.

Un secondo rischio è quello rappresentato dall’inalazione accidentale di particelle di cibo, che può provocare la polmonite ab ingestis. Questa forma acuta di infezione respiratoria può mettere in serio pericolo la vita del paziente.

Disfagia: manifestazioni da tenere d’occhio

Una delle manifestazioni che devono destare attenzione, e richiedere un immediato controllo medico, è rappresentata dalla perdita di saliva e dall’incapacità assoluta di deglutire. Queste manifestazioni potrebbero essere la spia di un’ostruzione completa del passaggio faringeo ed esofageo.

Il trattamento della disfagia dipende dalla causa che l’ha generata. In caso di stenosi è possibile praticare delle dilatazioni in sede endoscopica. Se, invece, il disturbo è causato da problemi muscolari, la riabilitazione con il supporto di un logopedista può essere d’aiuto.

Ogni patologia, locale o sistemica, che può essere alla base del problema deve essere valutata e trattata come tale.

Se il paziente soffre di disfagia prevalentemente per i cibi liquidi, è bene che si nutra di cibi solidi o gelificati. A questo scopo in commercio sono disponibili preparati addensanti da aggiungere ai cibi liquidi. Al contrario, se a provocare più problemi sono gli alimenti solidi, è consigliabile privilegiare pietanze morbide e cremose, dalla consistenza omogenea.

Disfagia, cause e sintomi: qualche consiglio utile 

In generale, per evitare di intensificare la sintomatologia della disfagia, occorre che il paziente eviti le pietanze che implicano difficoltà nella masticazione o nella ingestione. Rientrano in questa categoria i cibi adesivi, che tendono ad attaccarsi al palato, quelli duri , quelli che liberano polveri.

Devono essere evitati anche gli alimenti che hanno composizione disomogenea, come la macedonia di frutta condita con yogurt o la pastina di medie o grandi dimensioni in brodo. Meglio optare per mousse di frutta, gelati o semifreddi e per una fonte diversa e più uniforme di amidi, come il purè di patate. Questo piatto si presta a più usi: nel caso il paziente sia a rischio di denutrizione, può essere mescolato a formaggio morbido, arricchito in parmigiano o nel suo contenuto in burro.

In sostituzione della classica bistecca, il paziente affetto da disfagia potrebbe nutrirsi più facilmente scegliendo un ragù cucinato con carne macinata, oppure del filetto di pesce, un formaggio cremoso, delle uova, che possono essere preparate à la coque, strapazzate, in camicia ma non sode (che tendono ad incollarsi al palato).

La consulenza logopedistica permette al paziente di capire qual è la posizione migliore per stare a tavola, quella in grado di ridurre il suo affaticamento e contestualmente il rischio di inalare particelle di cibo.

Fra le raccomandazioni utili, quelle di stare seduto con la schiena dritta, di mangiare lentamente e di deglutire bene prima di mettere in bocca nuovo boccone.

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