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Pubblicato il 23 Luglio 2020 | Ultima modifica il 30 Luglio 2020

Livelli di Colesterolo

Per spiegare cosa vuol dire avere un livello alto di colesterolo HDL occorre anzitutto precisare il limite individuato dai criteri diagnostici, fissato pari a 80 mg/dL.

Il colesterolo HDL dovrebbe essere mantenuto al di sopra dei 50 mg/dL per poter beneficiare dell’effetto di riduzione del rischio cardiovascolare. Tuttavia, quando la sua concentrazione nel sangue aumenta troppo, il fattore a contrasto delle malattie che colpiscono il cuore ed i vasi sanguigni non aumenta proporzionalmente. Ma può addirittura essere la spia che segnala la presenza di patologie nel soggetto.

La stretta correlazione fra alti livelli di HDL e basso rischio cardiovascolare è stata smentita anche da un certo numero di studi. I valori minori di HDL sono generalmente rilevabili nella popolazione più povera, esposta ad una qualità di vita peggiore sia dal punto di vista economico che culturale e ad una maggiore frequenza di comorbidità. Fattori, questi, che potrebbero avere un ruolo significativo nell’incremento del rischio di malattie cardiovascolari.

Le malattie implicate in questo fenomeno sono di tipo genetico oppure secondarie ad altri disturbi.

Nel primo caso, si tratta di mutazioni genetiche che causano produzione in eccesso di HDL oppure una riduzione dell’efficienza del metabolismo di queste lipoproteine. Fra queste, il deficit della proteina di trasferimento del colesteril-estere (CETP), una malattia rara che può condurre a valori di colesterolo HDL superiori a 150 mg/dL ma per la quale non è necessario un trattamento.

Un’altra malattia rara responsabile di un livello alto di colesterolo HDL è l’iperalfalipoproteinemia familiare, la cui diagnosi è principalmente incidentale, dal momento che non provoca segni né sintomi.

Nel secondo caso, la ragione deve essere ricercata in possibili alterazioni epatiche o endocrine. Pazienti affetti da alcolismo cronico o da cirrosi biliare primitiva possono manifestare un livello alto di colesterolo HDL. La cirrosi biliare primitiva, definita anche colangite biliare primitiva, è una malattia autoimmune del fegato che porta alla distruzione progressiva dei dotti biliari, le strutture anatomiche che trasportano la bile all’interno dell’organo. Un quadro che provoca insufficienza epatica.

Un’ulteriore ragione che può essere alla base di un livello alto di colesterolo HDL è l’ipertiroidismo. Elevati livelli di ormoni tiroidei nel sangue possono provocare sintomi che interessano numerosi apparati e sistemi metabolici. L’iperattività della tiroide può essere diagnosticata con un semplice esame del sangue, malgrado sia comunque necessario, in caso di positività, individuare le cause del problema.

Anche l’assunzione di farmaci può determinare la medesima conseguenza; in particolare gli ormoni, fra cui cortisonici, insulina ed estrogeni. Peraltro, a conferma della tesi che sconfessa il ruolo univoco di HDL nella protezione dal rischio cardiovascolare, osserviamo che la somministrazione di medicinali che aumentano i suoi livelli (intenzionalmente o incidentalmente) non porta a questo risultato.

Ma la questione potrebbe essere più complessa di quanto già non sembri.

Un livello alto di colesterolo HDL potrebbe addirittura essere esso stesso un fattore di rischio, almeno stando ai risultati di una ricerca effettuata presso la Emory University School of Medicine di Atlanta (USA). Il gruppo di studio ha investigato le relazioni fra i valori di HDL ed il rischio di attacco cardiaco e morte in circa 6.000 soggetti, la maggiorparte dei quali con pregressa patologia cardiaca. Secondo i dati prodotti, un livello molto alto di colesterolo HDL potrebbe essere addirittura disfunzionale e promuovere anziché proteggere contro il rischio cardiovascolare.

Un risultato già peraltro parzialmente mostrato anche da due studi prospettici danesi condotti nel 2017 (Copenhagen City Heart Study e Copenhagen General Population Study) incentrato sull’analisi del tasso di mortalità nei soggetti con livelli estremamente di HDL.

Tutte le informazioni provenienti dalle ricerche effettuate in merito non alterano le considerazioni fatte sull’effetto positivo di valori di colesterolo HDL al di sopra dei 50 mg/dL, bensì permettono di trarre due importanti conclusioni. La prima è che tentare di aumentare farmacologicamente il livello di HDL per ridurre il rischio cardiovascolare è inutile se non dannoso. La seconda, più generale, è che la centralità delle lipoproteine ad alta densità nella prevenzione di queste patologie deve essere ulteriormente indagata.

Fonti: