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Pubblicato il 28 Luglio 2020 | Ultima modifica il 30 Luglio 2020

Alterazioni delle unghie 

Le unghie appartengono alla categoria degli annessi cutanei, ossia strutture caratterizzate da una origine in comune con la pelle. Ne fanno parte anche i peli e i capelli, e alcuni tipi di ghiandole (sebacee, mammarie, sudoripare).

Le unghie sono soggette ad ammalarsi e alterarsi, possono essere colpite da infezioni cutanee, è il caso delle micosi, oppure possono essere la sede della manifestazione di malattie sistemiche, come la psoriasi o il melanoma.

Quali sono gli effetti dell’alterazione delle unghie? Le unghie sono costituite da strati di cheratina. La parte più esterna e più dura è composta da fibre perpendicolari alla direzione di crescita, mentre la parte sottostante, meno dura, ha una struttura lamellare. 

Un’unghia sana è trasparente, di colore rosato, a causa del colore del sangue che traspare dal derma

Le alterazioni delle unghie sono attribuibili a cause diverse: genetiche, dermatologiche, autoimmuni, oppure legate all’assunzione di farmaci.

Tra le più comuni ragioni di alterazioni ungueali vi sono i traumi, dovuti a colpi, schiacciamenti, calzature inadatte nel caso delle unghie dei piedi.

Altra diffusa patologia a carico delle unghie è la micosi, che causa una alterazione del colore e della struttura dell’unghia, anche in assenza di altri sintomi cutanei.

Nelle donne in menopausa la fragilità delle unghie può essere dovuta alle variazioni ormonali che riducono la quantità di grassi presenti all’interno della lamina

Anche gli stati di carenze alimentari possono causare malattie ungueali: ferro, zinco, biotina (vitamina H), vitamina A, C, E sono microelementi molto importanti per la salute dell’unghia. Una dieta varia e bilanciata, che preveda vegetali, legumi, latticini, crostacei e frutta secca mantiene le unghie sane e forti.

Ma a danneggiare le unghie, molto più banalmente, possono essere anche le normali abitudini della vita quotidiana: per esempio il contatto con le sostanze chimiche contenute nei prodotti per la pulizia della casa, l’uso di detersivi aggressivi senza la protezione di guanti. Questo effetto corrosivo porta alla perdita della componente grassa dell’unghia, che diviene più esposta alla disidratazione e all’aggressione esterna.

L’applicazione di smalti cosmetici può avere un effetto protettivo, ma attenzione ai solventi usati per la loro rimozione, che possono essere troppo aggressivi e rovinare la superficie dell’unghia, questo è particolarmente vero nel caso degli smalti semipermanenti: la loro rimozione infatti richiede l’uso di solventi molto aggressivi che danneggiano gli strati superficiali e influiscono sulla sua resistenza ed elasticità.

Alterazioni delle unghie in terapia oncologica

Le terapie oncologiche, prima fra tutte la chemioterapia ma anche le terapie biologiche, hanno effetti sulla struttura delle unghie. 

A causa del rallentamento della divisione cellulare indotto dal trattamento chemioterapico, le unghie diventano più fragili, possono solcarsi, crescere più lentamente diventare più scure e sfaldarsi.

Queste processo può interessare tutte le unghie di mani e piedi, oppure coinvolgerne solo alcune.

Gli effetti delle alterazioni a carico delle unghie di mani e piedi nelle persone sottoposte a terapia oncologica si possono così riassumere:

  • fragilità, tale che le unghie si frammentano provocando fastidi e dolori
  • rallentamento della crescita
  • alterazioni nella forma e nella struttura dell’unghia
  • onicolisi, ossia il distacco dell’unghia dal letto ungueale, che provoca forte dolore.
  • melanonichia, ossia il totale annerimento delle unghie 
  • infiammazioni con rossore e gonfiore a carico del perionichio, ossia la cute periungueale, spesso unite a una intensa secchezza che può portare a fissurazioni o ragadi, molto dolorose
  • altre manifestazioni più dolorose sono l’onicocriptosi e il granuloma, che causano importanti effetti invalidanti.

Le alterazioni delle unghie si manifestano durante tutta la durata del trattamento farmacologico; possono rimanere anche per diversi mesi o regredire in poco tempo, subito dopo l’interruzione della terapia.

Fonti: