Il colesterolo è un grasso, pertanto immiscibile con l’acqua. Per questa ragione non può essere trasportato in un mezzo acquoso, come il sangue, in maniera efficiente. Per capire il fenomeno basta pensare a ciò che succede all’olio, che, versato nell’acqua, forma agglomerati di particelle (le micelle) che tendono a separarsi dal mezzo.
Per viaggiare nel sangue, il colesterolo ha quindi bisogno di essere trasportato da strutture bifasiche. Molecole che abbiano una struttura chimica esterna idrofila, che gli consente di muoversi bene nell’ambiente acquoso, e una tasca interna con caratteristiche idrofobiche in grado di ospitare il colesterolo.
Queste strutture si chiamano lipoproteine. Nell’organismo ne esistono di due tipi, classificati in base alla densità, più o meno elevata.
Il colesterolo HDL è quello che viene trasportato dalle lipoproteine ad alta densità (High Density Lipoproteins), di densità compresa fra 1,063 e 1,210 g/mL. Al contrario, l’LDL viaggia associato alle lipoproteine a bassa densità (Low Density Lipoproteins).
In termini comuni, il primo è conosciuto come colesterolo buono, perché non danneggia le arterie e, se presente in adeguata quantità, svolge un ruolo protettivo. La sua funzione è quella di rimuovere il colesterolo in eccesso dalle pareti delle arterie per trasportarlo al fegato dove viene metabolizzato, attraverso la trasformazione in acidi biliari. Questo fenomeno è definito trasporto inverso del colesterolo. Non potendosi depositare nelle arterie, il colesterolo associato alle lipoproteine ad alta densità non può causare i ben noti danni al sistema cardiovascolare.
L’effetto protettivo è stato dimostrato nello studio Framingham, che si dipanò a cavallo degli anni ’70 e ’80. In quel frangente, venne anche evidenziato un ulteriore importante aspetto inerente la questione. Si osservò infatti che l’incidenza di bassi livelli di colesterolo HDL (ossia al di sotto dei 35 mg/dL) era tre volte maggiore fra gli uomini colpiti da malattia cardiovascolare in età prematura (meno di 60 anni) rispetto al gruppo di controllo.
Il ruolo a contrasto del rischio cardiovascolare risulta chiaro nell’esame di una circostanza fisiologica che tuttavia può esporre ad un aumento della frequenza di malattia cardiache e vascolari: la menopausa. Gli ormoni estrogeni svolgono infatti un ruolo protettivo che consiste nella modulazione della produzione delle lipoproteine LDL (al ribasso) e HDL (al rialzo). Uno scudo che legittima lo scostamento del rischio femminile rispetto a quello maschile nell’esposizione alle patologie cardiovascolari. L’abolizione della loro sintesi comporta una parificazione, sotto questo profilo, fra i generi.
I livelli di colesterolo HDL non dovrebbero essere inferiori ai 50 mg/dL. Ma non è il valore assoluto di HDL a rivestire l’importanza maggiore. Ciò che più conta, ai fini dell’inquadramento del rischio cardiovascolare, è il suo valore relativo rispetto al colesterolo totale, che corrisponde alla somma di HDL e LDL. Se quest’ultimo è elevato, per quanto alto sia HDL non è in grado di controbilanciare il rischio.
La funzione a contrasto delle suddette patologie emerge da numerosi punti di osservazione, compreso quello farmacologico. Molti dei medicinali e degli integratori alimentari utilizzati per ridurre il rischio cardiovascolare in presenza di ipercolesterolemia (ossia di eccesso di colesterolo totale nel sangue) e ipertrigliceridemia (eccesso di trigliceridi nel sangue) si basano sulla riduzione della quota di LDL a favore dell’HDL. Fra questi la niacina (definita anche acido nicotinico) e i fibrati.
L’alimentazione rappresenta un fattore importante nel mantenimento di livelli di colesterolo HDL adeguati. Per aumentare la concentrazione ematica di lipoproteine ad alta densità occorre ridurre il consumo di grassi saturi e trans, composti caratteristici delle margarine e dei cibi processati. La dieta consigliata è quella costituita da pietanze semplici e preparate al momento, insaporite da erbe aromatiche e condite con olio extravergine di oliva a crudo.
Può aiutare anche aumentare la quota di acidi grassi insaturi, come quelli contenuti nella frutta secca, nell’avocado e nel pesce.
È anche importante limitare l’apporto di carboidrati e aumentare quello di fibra, portando l’attenzione sul controllo del peso.
L’esercizio fisico, in misura e tipologia adeguata per età e condizioni generali, rimane indispensabile per mantenersi in salute e prevenire non solo le patologie cardiovascolari, ma anche molte altre gravi malattie. A contribuire a questo effetto preventivo, anche la limitazione nell’assunzione di alcol e la rinuncia al fumo di sigaretta.
Fonti:
- Low triglycerides-high High Density Lipoprotein Cholesterol and risk of ischemic heart disease – J.Jeppesen et al – JAMA, 2001
- Framingham Heart Study
- High-Density Lipoprotein function, dysfunction and reverse cholesterol transport – E.A.Fisher et al – Artheriosclerosis, thrombosis and vascular biology, 2012