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Pubblicato il 10 Luglio 2017 | Ultima modifica il 13 Dicembre 2019

Salute degli Occhi

Cos’è la luce blu? Danni e protezione per gli occhi

Rilanciamo questo articolo che approfondisce il tema della luce blu e dei danni che provoca agli occhi, poiché è stato introdotto un aggiornamento utile per chi desidera approfondire questo tema.
Al giorno d’oggi si sente sempre più spesso parlare di luce blu, ma di cosa si tratta concretamente, quali sono i potenziali danni che provoca ai nostri occhi? Nel video potrete ascoltare i consigli della nostra esperta, utili per prevenire e curare questa problematica molto comune.

I contenuti presenti all’interno del video di approfondimento sono pubblicati a puro scopo informativo e in nessun caso possono costituire la prescrizione di un trattamento, né sostituire il rapporto diretto con il proprio medico curante o una visita specialistica.

La luce blu: che cosa è?

All’interno della banda del visibile, la frazione di luce compresa tra 460 e 480 nm è chiamata luce blu. Si tratta di quella che con maggiore efficienza è capace di penetrare l’occhio in profondità e inibire la produzione della melatonina in maniera davvero importante.

La melatonina è un ormone prodotto dalla ghiandola pineale (o epifisi), ghiandola delle dimensioni di un cecio posta esattamente alla base del cervello. Agisce sull’ipotalamo e ha la funzione di regolare il ciclo sonno-veglia. La melatonina viene prodotta dalla ghiandola pineale solo in condizioni di assenza di luce favorendo il riposo e l’addormentamento. Poco dopo la comparsa dell’oscurità, infatti, le sue concentrazioni nel sangue aumentano rapidamente e raggiungono il massimo tra le 2 e le 4 di notte per poi ridursi gradualmente all’approssimarsi del mattino, per favorire il risveglio. Ovviamente tutta la gamma di lunghezze d’onda della luce visibile (380-500 nm) ostacola la produzione di melatonina.

I danni della luce blu sugli occhi e la vista

Più luce blu arriva nella profondità dell’occhio e più il sonno e il riposo vengono limitati, se non impediti. Ma non si tratta solo di “luce blu” e basta. Né si tratta di assenza di riposo e basta. Proviamo a chiarire. Se osserviamo come la luce del sole viene scomposta nei vari colori (ad ogni colore corrisponde una lunghezza d’onda diversa) da un prisma, noteremo che di blu ne troviamo molto. Dopo il rosso, l’arancione, il giallo e il verde troviamo infatti il turchese (che un po’ blu lo è anche lui), quindi il blu vero e proprio e poi il viola (che in fondo è solo una tonalità di blu più accentuata). Esiste quindi una macro-banda del blu (turchese, blu, viola), scomponibile a sua volta in blu-turchese e blu-viola. Entrambe disturbano la ghiandola pineale impedendo la normale produzione di melatonina (come fa del resto tutta la luce visibile), ma solo un’eccessiva e prolungata esposizione alla banda blu-viola può arrivare a danneggiare nel tempo la retina, struttura grazie alla quale l’occhio raccoglie tutti i segnali luminosi. Esistono quindi almeno due diversi motivi che ci dovrebbero spingere a schermare la luce blu.

Come ridurre gli effetti negativi della luce blu

Per ridurre gli effetti negativi che questa ha sul sonno e per ridurre il danno meccanico che la banda blu-viola può produrre sulla retina. Cosa è quindi opportuno fare? Sicuramente è inopportuno guardare schermi televisivi, computer e smartphone nelle ore serali o immediatamente pre-notturne. La quantità di luce blu emessa da questi dispositivi è davvero elevata ed è in grado di determinare un cattivo riposo attraverso l’impedimento del normale rilascio di melatonina. Al tempo stesso, anche durante lo svolgersi delle normali attività quotidiane diurne, l’uso di occhiali, filtri o di qualunque cosa in grado di ridurre la permeazione di luce blu attraverso l’occhio, ridurrà l’accumularsi di danni retinici e quindi il calo visivo che un tempo esclusivamente imputavamo all’età. Se questo secondo suggerimento appare immediatamente convincente, diversamente potrebbe apparire il primo. In effetti si potrebbe sostenere che la storia racconta di geni ed artisti capaci di riposare poche ore per notte. In realtà questi resoconti storici non sembrano mai tenere nella giusta considerazione gli aspetti di stress metabolico che chi è abituato a privarsi del sonno rischia di subire. Le anomalie nel funzionamento della ghiandola pineale si traducono infatti, molto spesso, in un danno dell’efficienza insulinica.

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