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Pubblicato il 7 Febbraio 2020 | Ultima modifica il 15 Settembre 2020

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Cosa sono le microplastiche e come influiranno sulla nostra salute

Microplastiche, un termine sempre più diffuso ma pochi di noi sanno davvero cosa sono, quali conseguenze hanno sul nostro organismo e sull’ambiente che ci circonda. Alcuni studi scientifici e le dichiarazioni delle principali autorità ci aiutano a vedere più chiaro sulla faccenda per capire cosa sono le microplastiche e quali danni possono provocare.

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Cosa sono?

Secondo una definizione del Parlamento Europeo, le microplastiche sono minuscoli frammenti di materiale plastico, con una dimensione inferiore ai cinque millimetri. In base alla loro provenienza, si distinguono due diversi tipi di microplastiche:

  • primarie (15% – 31% presenti nell’oceano), che derivano dal lavaggio di capi sintetici, dalla perdita di particelle dovute all’usura di pneumatici o da particelle intenzionalmente presenti in prodotti per la cura del corpo (come per esempio cosmetici con funzione di scrub)
  • secondarie (68% – 81% presenti nell’oceano), che derivano dalla frammentazione di oggetti di plastica.

Microplastiche negli oceani: più numerose delle stelle nel cielo

È questa una definizione per illustrare quanto siano tristemente diffuse in grande quantità nell’ambiente, e in particolar modo nell’acqua dei nostri mari. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), ha, infatti, dichiarato nel 2017 che le particelle di microplastiche presenti negli oceani sono circa 51mila miliardi: un numero 500 volte più grande delle stelle presenti nella nostra galassia.

Le microplastiche e le loro conseguenze

Le microplastiche presenti nell’acqua di oceani o fiumi possono essere inghiottite dagli animali, ed entrare quindi nella catena alimentare. Raggiungendo anche il nostro stomaco. Numerose analisi hanno infatti permesso di osservare come le microplastiche fossero ormai parte di alcuni alimenti che consumiamo: sono state trovate all’interno di prodotti come miele, birra e acqua del rubinetto. E non si tratta di un problema di igiene o produzione di questi singoli alimenti, ma di una questione di inquinamento globale.

Recentemente, un gruppo di ricercatori canadesi ha pubblicato uno studio su questo argomento, sulla rivista scientifica Environmental Science & Technology. La ricerca ha dimostrato che ogni essere umano ingerisca da 39.000 a 52.000 particelle di microplastiche all’anno. Se prendiamo in considerazione quelle inalate, poi questo numero si raddoppia.
I ricercatori hanno analizzati 26 studi in cui ne sono stati misurati i livelli in:

  • acqua in bottiglia
  • cibi e bevande, come pesce, molluschi, zucchero, alcool
  • aria delle città

Quali sono le conseguenze sul nostro organismo? Secondo un recente documento diffuso dalla Commissione Europea, basato su studi scientifici e raccolta di pareri da parte di scienziati e ricercatori, le microplastiche possono accumularsi nel nostro corpo a diversi livelli:

  • dentro le cellule, dove possono provocare l’alterazione di processi enzimatici, dell’espressione genica e aumentare il rischio di danno ossidativo, fino a provocare il “suicidio cellulare”, cioè la morte delle cellule per apoptosi
  • dentro gli organi, dove possono causare danni ai tessuti e al normale funzionamento.

Microplastiche: meglio l’acqua del rubinetto

Consumare acqua da bottiglie di plastica è una scelta decisamente anti-ecologica, dato che, in questo modo, si immettono ogni anno nell’ambiente centinaia di tonnellate di plastica, che si trasformerà quindi in microplastiche. Ma bere dalla bottiglia potrebbe essere pericoloso anche per un altro motivo: lo studio canadese ha mostrato che bere da un contenitore di plastica significa ingerire 90.000 particelle ogni anno, contro le “sole” 4.000 ingerite bevendo l’acqua del rubinetto.

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