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Pubblicato il 5 Ottobre 2020 | Ultima modifica il 9 Ottobre 2020

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Sanificazione dell’ambiente di lavoro, come igienizzare l’ufficio

Una delle conseguenze operative più impattanti a seguito della pandemia da Coronavirus è stato il notevole incremento delle procedure di pulizia e sanificazione dell’ambiente di lavoro, finalizzate a renderlo igienicamente a norma e utilizzabile in tutta sicurezza.

Secondo il dettato del DPCM del 26 aprile 2020, all.6, che ha enunciato i protocolli da rispettare nella fase 2 dell’emergenza, tra gli obblighi a carico del datore di lavoro corre quello di sanificare quotidianamente gli spazi di attività, per contrastare la diffusione di virus e batteri e così tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori.

Per procedere a una efficace e adeguata sanificazione dell’ambiente di lavoro è fondamentale scegliere con attenzione le modalità e gli strumenti impiegati e altrettanto conoscere come differenziarli, in relazione alla tipologia di luogo (spazio di attesa, ufficio, area distributori di bevande e/o snack, bagno etc.).

Qual è la differenza tra pulizia, sanificazione e disinfezione

Ci sono gradi differenti di igienizzazione di un luogo di lavoro, a partire da una generale rimozione dello sporco, sino alla eliminazione di ogni germe e virus. Dobbiamo sapere che, a partire dal protocollo del Ministero della Salute, dopo il Covid-19 non ci si può più limitare alla semplice pulizia e detersione, ma occorre procedere con la sanificazione dell’ambiente di lavoro e, infine, con la disinfezione.

È bene precisare il significato esatto dei termini: con pulizia, si intende l’insieme delle operazioni manuali e meccaniche, preliminare alla sanificazione e alla disinfezione. La pulizia può fare uso o meno di acqua e detergenti neutri, mirati a rimuovere polvere e sporcizia da oggetti come mouse, tastiere, telefoni, maniglie, superfici di scrivanie, sedie, tavoli.

La sanificazione è un intervento successivo, che elimina alla radice batteri e microbi per i quali le semplici pulizie non bastano. La sanificazione dell’ambiente di lavoro si avvale di detergenti chimici, con gradi diversi di concentrazione, che riducono il carico microbico entro limiti accettabili e ottimali per il tipo di luogo in cui si opera (sanitario/non sanitario). Sanificare un ambiente di lavoro vuol dire anche rinnovare con frequenza l’aria e controllarne il grado di umidità.

La disinfezione, infine, utilizza agenti chimici o fisici (calore) che distruggono o rendono inattivi i carichi di contaminanti, compresi i patogeni presenti su superfici e oggetti. 

Sanificare l’ambiente di lavoro: con quale periodicità

Oltre alle ordinarie precauzioni di igiene individuale, come il lavaggio frequente delle mani, e la disinfezione con apposito gel, per garantire un ambiente di lavoro igienizzato e a norma, si deve prevedere una cadenza periodica per le attività di sanificazione di ambienti e postazioni di lavoro, determinata anche dalla intensità della frequentazione dei medesimi.

Stando al DPCM del 26 aprile 2020, le pulizie devono effettuarsi giornalmente, le sanificazioni dell’ambiente di lavoro devono essere frequenti e si devono prevedere, nell’eventualità che si siano registrati casi di Covid-19, delle sanificazioni straordinarie, da effettuarsi con le modalità dettate dalla Circolare del Ministero della Salute n.5443.

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Quali prodotti servono per la sanificazione dell’ambiente di lavoro?

Come si è evidenziato, le attività di pulizia dell’ufficio hanno assunto delle caratteristiche tecniche e modalità di esecuzione tali da dovere ricorrere a professionisti certificati per il loro assolvimento.

A questo proposito, anche i prodotti specifici impiegati per detergere e disinfettare hanno bisogno di essere maneggiati con attenzione e competenza, trattandosi di sostanze chimiche a concentrazioni potenzialmente rischiose per la salute di chi le utilizza.

La normativa prevede due categorie di prodotti con azione disinfettante, fungicida, battericida e virucida: quello dei Presidi Medico-Chirurgici (PMC) e quello dei biocidi. Tali sostanze non possono essere immesse in commercio se non dopo essere state validate dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e autorizzate dal Ministero della Salute.

Quando si intende utilizzarle per igienizzare l’ufficio, occorre prestare attenzione a quanto riportato sull’etichetta in merito a modalità, frequenza e concentrazione d’uso.

Le linee guida del Centro per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie Europeo indicano che la pulizia con acqua e normali detergenti neutri insieme a comuni prodotti disinfettanti è garanzia sufficiente per la decontaminazione delle superfici. Inoltre, i disinfettanti a base di alcol (etanolo, propan-1 o 2-olo) e la comune candeggina hanno dimostrato di ridurre in modo importante i virus di tipo SARS-CoV-2.

Sanificazione in ufficio: le linee guide da seguire

Riassumendo, per sanificare al meglio l’ambiente di lavoro è necessario:

  • garantire sempre un corretto tasso di ventilazione e ricambio d’aria
  • detergere puntualmente con acqua e prodotti neutri superfici, oggetti, maniglie etc.
  • disinfettare con prodotti adeguati, registrati e autorizzati.

Si raccomanda, nell’esecuzione delle pulizie, l’impiego di kit monouso (stracci, panni, guanti) in modo da evitare la diffusione di eventuali agenti patogeni attraverso la permanenza sui tessuti.

Per disinfettare ambienti particolarmente complessi e con superfici irregolari, esistono macchinari specifici come gli atomizzatori elettrostatici in uso ad aziende specializzate, che nebulizzano perossido di idrogeno, diffondendolo in modo uniforme nello spazio circostante.

I disinfettanti derivati da cloro e a base alcolica sono oltretutto eco-compatibili e rispondenti ai cosiddetti CAM (Criteri Minimi Ambientali) stabiliti dal Ministero dell’Ambiente.

Gli incentivi statali per favorire la sanificazione dell’ambiente di lavoro

A fronte dello sforzo richiesto alle aziende in termini di presidi da acquistare e attività da svolgere per sanificare gli ambienti e ridurre la possibilità d contagio da virus, il Governo ha inteso sostenere in parte l’aggravio con una iniziativa del marzo scorso (DL 18 del 17/03/2020, art.64).

Il decreto introduce un credito di imposta pari al 50% delle spese sostenute e documentate per la sanificazione di ambienti e strumenti di lavoro, con un tetto di 20.000 euro, a favore di imprese e lavoratori autonomi, in modo che si possa riprendere l’attività in modo sicuro e salubre. 

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