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Pubblicato il 6 Marzo 2019 | Ultima modifica il 4 Dicembre 2019

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Frattura della clavicola: come inizia la riabilitazione?

La frattura della clavicola può avvenire in diversi modi: il più frequente è quello di un colpo diretto alla spalla, tipicamente dovuto a una caduta, un incidente d’auto o nel corso della pratica di sport quali il calcio o il rugby.

Trattandosi di un osso lungo, la frattura avviene con maggiore probabilità statistica nella sua porzione centrale. Si tratta di solito di una frattura composta. Talvolta, in seguito al trauma, i due monconi di osso possono formare un rigonfiamento (definito bump), visibile attraverso i tessuti superficiali e accompagnato da ematoma e dolore intenso.

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La riabilitazione della frattura della clavicola

Generalmente il medico riconosce una clavicola fratturata anche solo sulla base dell’esame obiettivo. La clavicola è posizionata in prossimità dei vasi sanguigni di grosso calibro che scorrono nel collo, contribuisce ad ampliare e comprimere il volume della cavità toracica durante la respirazione. Inoltre, molti muscoli strategici per il movimento della spalla e del braccio s’innestano su di essa. Pertanto, l’esecuzione di una radiografia può confermare la frattura e accertare che le strutture anatomiche circostanti non abbiano subito lesioni.

Se le estremità sono allineate correttamente, l’intervento chirurgico può essere evitato. Tuttavia, in questo caso, è necessario ricorrere a interventi di supporto al fine di ottenere una guarigione completa con recupero pieno. È, infatti, indispensabile ricorrere alla fisioterapia e a interventi farmacologici mirati.

La riabilitazione della frattura alla clavicola è piuttosto complessa, anche a causa delle particolari caratteristiche di questo osso. Per la sua forma a “S”, il complesso movimento che compie quando messa in movimento dai muscoli che su di essa s’innestano e per il suo diametro medio limitato (circa due centimetri), gli interventi mirati al recupero sono di competenza di fisioterapisti esperti.

Se l’allineamento dei residui di osso non è mantenuto durante la convalescenza, infatti, la frattura può guarire lasciando un gonfiore permanente in corrispondenza del punto di discontinuità oppure una limitazione nell’ampiezza dei movimenti dovuta a un’alterazione biomeccanica dell’articolazione della spalla.

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La fisioterapia della frattura alla clavicola

In seguito alla diagnosi di frattura della clavicola, ha inizio la riabilitazione, con l’applicazione di un tutore.

La fisioterapia ha come obiettivo il recupero di mobilità, forza e stabilità dell’articolazione della spalla. Il trattamento prevede l’esecuzione di esercizi di riabilitazione per contrastare la rigidità articolare e di recupero del tono muscolare ridotto dall’utilizzo del tutore.

La terapia farmacologica nella riabilitazione della frattura della clavicola

L’applicazione di prodotti contenenti principi attivi naturali con azione antinfiammatoria e antidolorifica può essere utile nel supporto nella convalescenza della frattura alla clavicola.

È possibile applicare localmente una crema topica che permetta l’assorbimento attraverso un massaggio lieve oppure un cerotto che rilasci localmente e gradualmente i principi attivi contenuti. L’arnica montana è una pianta che contiene sostanze quali l’elenalina e la diidroelenalina caratterizzate da azione antinfiammatoria e analgesica. L’utilizzo dell’arnica montana è esclusivamente topica (l’estratto non può essere assunto per bocca) e limitato alla cute integra (non può essere applicato su ferite aperte).

L’artiglio del diavolo (Harpagophytum procumbens), così chiamato per gli uncini originati dai frutti, è tradizionalmente usato per applicazione topica come antinfiammatorio, analgesico e antireumatico. L’attività antidolorifica è presumibilmente associata al contenuto della pianta in beta-sitosterolo e in arpagoside, che inibirebbero il processo infiammatorio a livello osteo-muscolare, anche se questo dato non è ancora stato confermato a livello sperimentale.

Un altro estratto vegetale efficace nel trattamento del dolore è quello della boswellia (Boswellia serrata, anche nota come albero dell’incenso), di cui si utilizza l’oleoresina ottenuta incidendo i rami. L’interesse per la sua azione antinfiammatoria ha trovato conferma nel corso di alcuni studi che ne dimostrano l’azione benefica sulle infiammazioni articolari acute e croniche. Come nel caso dell’artiglio del diavolo e dell’arnica, anche l’uso della boswellia è limitato all’applicazione topica. Per le loro possibili interazioni con farmaci, occorre sempre consultare il medico prima di applicare prodotti in cui sono contenuti gli estratti delle piante qui trattate.

 

Fonti:
– “Interazione fra erbe, alimenti e farmaci” – F. Firenzuoli – ed. Tecniche Nuove – 2008
Progetto Officina Fitoterapia – Silvia Gomirato – Artiglio del diavolo
Mark Blumenthal: Quality and Efficacy of Herbal Medicines – Craig Gustafson – 2015

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