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Pubblicato il 19 Dicembre 2019 | Ultima modifica il 16 Ottobre 2020

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Stress alimentare: le cause della bulimia nervosa da tenere d’occhio

La bulimia nervosa è classificata come un disturbo psichiatrico che interessa la sfera dell’alimentazione e generalmente colpisce nell’età dell’adolescenza o della giovane età adulta. La bulimia nervosa è caratterizzata da episodi ricorrenti di consumo di cibo in quantità oggettivamente elevata, smisurata. Questo tipo di comportamento è definito “abbuffata” ed è associato a una perdita di controllo nell’assunzione di uno o più alimenti. Spesso gli alimenti interessati sono cibi definiti comfort food come dolci, cibi grassi o molto conditi o junk food. L’episodio dell’abbuffata è seguito da un’altra abitudine caratteristica, un comportamento compensativo inappropriato che si compie nell’atto del vomito autoindotto, dell’uso improprio di lassativi o diuretici, del digiuno o dell’eccessivo esercizio, tutte misure estreme per contrastare gli effetti temuti dell’eccesso di cibo.

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Bulimia nervosa: cause e motivazioni

La bulimia nervosa riconosce cause di tipo diverso, ma tutte afferenti alla sfera psichica:

  • un’eccessiva attenzione alla forma fisica e al peso corporeo in associazione a una sopravvalutazione dell’importanza dell’aspetto fisico e a una distorsione della visione del proprio essere
  • alternanza di periodi di forti restrizioni alimentari oppure attività fisica smisurata e periodi di esagerazioni
  • forte frustrazione che sfocia in senso di appagamento nel cibo che è utilizzato inizialmente come conforto mutando poi in semplice riempimento per compensare un vuoto psicologico
  • uso intenso di sostanze che controllino e riducano appetito e peso
  • episodi di stress acuto e traumi
  • ereditarietà di malattie psicologiche

Bulimia nervosa: il trattamento

Il trattamento più indicato per la bulimia nervosa è la terapia cognitivo-comportamentale un trattamento di tipo psicoterapeutico e riabilitativo. Si tratta di una terapia psicologica mirata al riconoscimento (da qui l’aggettivo “cognitivo”) degli atteggiamenti identificativi del disturbo, degli aspetti psicologici che inducono il manifestarsi della patologia e la sua evoluzione e le possibili cause che hanno portato a un tale disturbo alimentare. Successivamente alla presa di coscienza del problema, si passa alla gestione del sintomo innescante e al controllo dell’approccio al cibo diminuendo dapprima ed eliminando poi l’episodio di abbuffata con conseguente comportamento compensativo (da qui l’aggettivo “comportamentale”).

Diversi studi scientifici hanno comprovato l’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale, eleggendola terapia di preferenza nel trattamento della bulimia nervosa con l’affiancamento della terapia farmacologica e il monitoraggio da parte di medici specialisti della nutrizione, come dietologi nutrizionisti, al fine di rieducare il paziente all’assunzione del cibo in modo equilibrato.

Le forme di bulimia nervosa

Secondo il manuale di riferimento delle patologie psicologiche che supporta la diagnosi di questa malattia[1] questi episodi di abbuffate e comportamenti compensativi devono verificarsi con una frequenza minima di una volta alla settimana nel corso di 3 mesi per essere riconosciuti come sospetta bulimia nervosa.

Si possono, infatti, identificare diversi stadi della malattia secondo le quantità di episodi di atti compensatori inadeguati:

  • Lieve: 1-2 episodi a settimana
  • Moderata: 4-7 episodi a settimana
  • Grave: 8-13 episodi a settimana
  • Estrema: 14 o più a settimana

Spesso questo tipo di disturbo alimentare può essere innescato da fattori differenti e può essere di difficile diagnosi; ci sono, infatti, diverse concause che sono sottovalutate fino alla manifestazione palese della malattia.

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La difficoltà di valutazione è dovuta al fatto che generalmente chi è affetto da bulimia nervosa ha un peso regolare ma può anche essere in sovrappeso. Inoltre, sia l’atto dell’abbuffata che della compensazione provoca nel paziente un forte senso di colpa e vergogna che inducono chi è affetto dalla patologia a chiudersi in se stesso e non rivelare il problema. Il comportamento dell’individuo con bulimia nervosa è definito egodistonico ossia che non è in armonia con i bisogni dell’Io o specificatamente coerente con l’immagine e la percezione di sé che ha il soggetto. Infatti, avendo un’attenzione ossessiva verso il peso corporeo invece di rinunciare al cibo come nel caso dell’anoressia, il paziente bulimico tende ad abbuffarsi andando contro la sua volontà primaria di controllo del peso.

Fortunatamente, non tutti i casi di alternanze nell’appetito sono riconducibili alla bulimia nervosa. Nei casi in cui si verifichi un indebolimento generale da inappetenza, è senz’altro opportuno consultare il medico per appurarne le ragioni. Inoltre, può essere di aiuto per ripristinare l’equilibrio della flora intestinale assumere integratori alimentari a base di probiotici associati allo Zinco per il buon funzionamento del  sistema immunitario e alle vitamine del gruppo B che favoriscono il metabolismo energetico.

La bulimia nervosa può generare complicazioni

Oltre alle problematiche legate alla patologia stessa, ci sono complicazioni mediche associate che rappresentano il risultato diretto sia della modalità sia della frequenza dei comportamenti di compensazione inappropriati.

Tra le complicazioni associate ci sono:

  • traumi al cavo orale
  • reflusso gastrico cronico
  • lesioni all’esofago
  • infertilità
  • squilibri elettrolitici che possono portare ad aritmie cardiache da moderate a gravi fino all’arresto cardiaco.

Fonti:

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