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Pubblicato il 16 Settembre 2019 | Ultima modifica il 5 Dicembre 2019

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Antibiotico in gravidanza sì o no? Tutta la verità

L’uso dell’antibiotico in gravidanza potrebbe causare l’insorgenza, nel nascituro, di malattie croniche infiammatorie intestinali, come la malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa.

È quanto risulta da uno studio svedese che ha osservato 800 mila bambini nati tra il 2006 e il 2013 ed esposti a terapia antibiotica, in gestazione o durante l’età neonatale. Nei bambini le cui madri avevano assunto l’antibiotico in gravidanza, è stato riscontrato un rischio due volte maggiore di sviluppare, nel corso dei primi anni di vita, una malattia infiammatoria intestinale, rispetto ai bambini che avevano assunto antibiotici in età infantile. Altri possibili effetti indotti dall’impiego di antibiotici durante la gravidanza, sono la comparsa di asma e dermatite atopica.

La ragione di questo aumentato rischio sarebbe nel microbioma, l’insieme di microrganismi che popola l’intestino umano responsabile della regolazione del sistema immunitario: una sua alterazione, in questo caso causata dal contatto con gli antibiotici, che nella maggior parte dei casi riescono ad attraversare la placenta, è, infatti, sempre più chiaramente associata allo sviluppo di malattie.Anche l’alimentazione, con abbondanza di cibi raffinati e industriali, influisce sulla composizione del microbioma intestinale. Altre ricerche hanno analizzato e confrontato la tipologia -quantità e qualità- di microorganismi presenti nell’intestino di bambini toscani e africani, questi ultimi nutriti con una dieta quasi esclusivamente vegetariana. Ne è risultato che la flora batterica dei bambini africani, nonostante la presenza di batteri patogeni, era più ricca di microorganismi protettivi nei confronti dell’infiammazione rispetto a quella dei coetanei italiani.

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Antibiotico in gravidanza, come e quando

Come comportarsi quindi in presenza di malattie che richiedano una terapia farmacologica, proprio durante la gravidanza? Le infezioni più comuni in gravidanza sono quelle urinarie, delle vie respiratorie e quelle sessualmente trasmesse.
Il mancato trattamento delle infezioni delle vie urinarie o di quelle sessualmente trasmesse è associato a parto pretermine, basso peso alla nascita e aborto spontaneo. Si stima che a circa una donna su quattro siano prescritto l’antibiotico in gravidanza e è antibiotici l’80% dei farmaci prescritti alle donne in questa fase della vita.
In presenza d’infezioni batteriche, e non virali, è dunque possibile e consigliato assumere antibiotici, purché sotto stretto controllo medico.

Secondo l’Aifa, Agenzia italiana del farmaco, alcune molecole possono essere impiegate durante i nove mesi di gestazione e durante l’allattamento. Si tratta di: acido clavulanico, amoxicillina, ampicillina, azitromicina, clindamicina, claritromicina ed eritromicina.
In particolare, le molecole di amoxicillina e ampicillina sono considerate gli antibiotici di prima scelta in gravidanza, mentre la clindamicina indicata ad esempio per il trattamento della coriamnionite, infiammazione delle membrane fetali- è da utilizzare in seconda battuta, qualora la somministrazione di penicilline, cefalosporine e macrolidi non sia efficace.  Al contrario, tetracicline e fluorochinoloni sono in genere da evitare.

Fonti

  • Agenzia italiana del farmaco
  • Fondazione Veronesi
  • Fetal and early life antibiotics exposure and very early onset inflammatory bowel disease: a population-based study – Gut/BMJ
  • Impact of diet in shaping gut microbiota revealed by a comparative study in children from Europe and rural Africa, Proceedings of the National Academy of Sciences
  • A Review of Antibiotic Use in Pregnancy – pharmacotherapy
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