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Pubblicato il 15 Ottobre 2020 | Ultima modifica il 19 Ottobre 2020

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Tumore al seno: come riconoscere i sintomi iniziali

Grazie all’avanzamento delle conoscenze scientifiche, conosciamo le regole che ci permettono di prevenire lo sviluppo dei tumori. Sappiamo, per esempio, che, se vogliamo minimizzare il rischio di cancro, dobbiamo rinunciare al fumo, ridurre il consumo di alcol, moderare l’esposizione al sole, praticare con regolarità esercizio fisico e adottare un’alimentazione equilibrata.

Il corretto stile di vita non può tuttavia azzerare la possibilità che la malattia si verifichi: pertanto, occorre mettere in atto le necessarie strategie di diagnosi precoce. Riconoscere un tumore al seno nelle sue fasi iniziali permette di fare la differenza in termini di successo della terapia e di accedere a trattamenti conservativi con buoni risultati.

Come riconoscere un tumore al seno

Riconoscere precocemente un tumore al seno aumenta significativamente le possibilità di guarigione dalla malattia. Rimuovere un tumore più piccolo significa, nella maggior parte dei casi, sottoporsi a un intervento chirurgico più conservativo (quello che viene chiamato quadrantectomia).

Il carcinoma mammario è la patologia oncologica più diffusa nella popolazione femminile. Ne esistono diverse tipologie. Nella maggior parte dei casi, il tumore ha origine dalle cellule dei dotti galattofori, i condotti che trasportano il latte dalla ghiandola al capezzolo (carcinomi duttali), in una percentuale minore di casi nasce a livello dei lobuli, le strutture ghiandolari vere e proprie che producono il latte (carcinomi lobulari) e, in altre rare circostanze, da cellule di altri tessuti localizzate nella mammella.

Il tumore al seno può essere invasivo (carcinoma infiltrante) oppure restare limitato all’area nella quale si è sviluppato inizialmente (carcinoma non invasivo). Nel primo caso, una diagnosi precoce può prevenire la formazione di metastasi.

La mastopatia fibrocistica (ossia la presenza di noduli diffuso in entrambe le mammelle) è una condizione piuttosto comune e non aumenta il rischio di tumore.

Neppure l’inserimento di protesi estetiche agisce in tal senso, anche se, effettivamente, può ostacolare la diagnosi.

Tumore al seno: i sintomi iniziali

Generalmente, fra i sintomi iniziali del tumore al seno non è compreso il dolore. Dunque, non si può aspettare questo sintomo per far scattare l’allarme. Il dolore, infatti, è normalmente correlato alle fluttuazioni ormonali prodotte dal ciclo mestruale e solo nello 0,4% dei casi a tumori maligni.

Anche se la maggior parte dei tumori al seno non dà sintomi iniziali (se non alterazioni registrabili attraverso gli esami strumentali), per la diagnosi precoce può essere utile ricercare i noduli con cui queste patologie si manifestano. Si tratta di ispessimenti solidi nettamente distinti dal tessuto mammario circostante. L’area nella quale compaiono prevalentemente corrisponde al quadrante superiore esterno della mammella. Nei primi stadi il nodulo può muoversi sotto la cute, quando spinto con le dita; negli stadi più avanzati, di solito aderisce alla parete toracica o alla cute sovrastante.

Altri segnali che devono far alzare il livello di attenzione sono:

  • le alterazioni del capezzolo (arrossamenti o cambiamenti di forma)
  • le perdite di liquido chiaro o di sangue da un capezzolo solo (se sono bilaterali la causa è prevalentemente ormonale)
  • i cambiamenti nella pelle (che può assumere localmente un aspetto a buccia d’arancia) ed eventuali irritazioni
  • le modificazioni nella forma del seno (ad esempio il rigonfiamento di un seno o di una sua parte o la formazione di un avvallamento)
  • la tumefazione ad un linfonodo ascellare, sovraclaveare o del collo.

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Come riconoscere un tumore al seno con gli opportuni approfondimenti diagnostici

Proprio perché il tumore al seno non è associato a una sintomatologia iniziale specifica, assumono particolare importanza le procedure diagnostiche.

Gli esami previsti per la diagnosi del tumore al seno sono la mammografia, il metodo attualmente più efficace per effettuare la diagnosi precoce, e l’ecografia mammaria, l’esame più adatto all’indagine su un seno giovane. Mentre in alcune circostanze queste procedure vengono impiegate singolarmente, in altri casi sono richieste entrambe.

Quando il quadro clinico è complesso, la mammella ha una struttura molto densa o persiste un dubbio diagnostico può essere utile ricorrere alla risonanza magnetica. Questo esame viene effettuato, per esempio, nelle pazienti con mutazione dei geni BRCA-1 e/o BRCA-2, esposte ad una familiarità per cancro.

Sono anche disponibili test genetici per la ricerca dei geni BRCA-1 e BRCA-2, responsabili di alcune forme ereditarie di tumore al seno e ribattezzati geni Jolie dal nome della popolare attrice che li rese celebri raccontando la sua storia di malattia. Questi esami sono utili alle donne che hanno una condizione di particolare familiarità.

Sebbene l’autopalpazione del seno non possa essere considerata un vero e proprio strumento di diagnosi precoce, può comunque contribuire al riconoscimento di eventuali cambiamenti nella struttura della mammella e orientare verso opportuni approfondimenti diagnostici.

Gli screening per la diagnosi precoce

Le linee guida predisposte dal Ministero della Salute per potenziare la diagnosi precoce del tumore al seno consigliano:

  • tra i 20 ed i 40 anni una visita annuale del seno; in caso di familiarità, viene consigliata l’esecuzione di un’ecografia mammaria e, in caso di nodulo, di una biopsia
  • fra i 40 e i 50 anni una mammografia annuale, meglio se associata ad un’ecografia mammaria, in caso di familiarità
  • fra i 50 e i 69 anni una mammografia ogni due anni, parte di un programma di screening gratuito
  • oltre i 70 anni: una visita al seno e una mammografia ogni due anni.

Nel caso in cui gli esami evidenzino lesioni sospette, la paziente deve essere sottoposta a una biopsia, ossia a un prelievo di tessuto locale che viene successivamente esaminato a livello tissutale e cellulare. Questa procedura permette di capire se si tratta di un tumore e, eventualmente, di stabilirne la natura -benigna o maligna- e di caratterizzarlo biochimicamente.

Benché esistano protocolli di screening nella popolazione, è necessario che la scelta degli esami e la loro cadenza siano stabilite dal medico, assecondando i criteri di sempre maggiore personalizzazione dell’oncologia.

Occorre, inoltre, considerare anche il fenomeno dell’overdiagnosis. Gli screening per il tumore al seno possono produrre dei falsi positivi, ossia diagnosticare un tumore anche quando questo non è presente, causando ansia, sovraccarico economico e a volte anche indagini approfondite inutili. Alcune delle anomalie che anche alla biopsia appaiono maligne, inoltre, possono risultare, con un esame più approfondito, benigne.

Allo stesso modo, possono non rilevare un tumore effettivamente presente, infondendo un falso senso di sicurezza.

Alla luce di queste osservazioni, il valore degli screening è soggetto a continue revisioni.

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