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Pubblicato il 11 Dicembre 2020 | Ultima modifica il 18 Maggio 2021

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Premenopausa, riconoscere i sintomi iniziali

La premenopausa è il periodo che precede la menopausa. Inizia con le prime irregolarità mestruali per finire con la cessazione completa dell’ovulazione, e può durare 5-7 anni. Nell’articolo un’analisi dei sintomi iniziali della premenopausa.

Si tratta di una fase delicata di transizione nella vita della donna, che richiede lo sviluppo di attitudini nuove, come l’adattabilità al cambiamento, e che pone un’importante sfida nel sapere cogliere nuove opportunità.

La premenopausa ha risvolti medici rilevanti: può accompagnarsi a lievi disturbi ma anche a veri e propri problemi di salute, che devono essere monitorati nel tempo e trattati.

In particolare, viene identificato un periodo più specifico, la peri-menopausa, che precede la menopausa di circa 4 anni e termina 1 anno dopo.

Durante tutta la fase che precede l’interruzione definitiva dell’ovulazione, la secrezione di estrogeni (gli ormoni femminili) va incontro ad esaurimento progressivo, sia dal punto di vista quantitativo che funzionale.

Con la menopausa, il cosiddetto final menstrual period (FMP), l’esaurimento del numero e della funzione dei follicoli dell’ovaio, causa la cessazione completa dei cicli mestruali.

Premenopausa, a che età iniziano i sintomi?

La diagnosi di premenopausa si basa sui sintomi iniziali: si tratta di una diagnosi di tipo clinico, che il ginecologo può effettuare solo dopo un accurato colloquio con la donna. Non esistono esami diagnostici esaustivi che inequivocabilmente rilevino la condizione di menopausa. E, di converso, esistono numerose patologie che comportano sintomi analoghi a quelli della premenopausa ma che necessitano di approfondimenti diagnostici specifici e di cure adeguate.

Pur con ampia variabilità interpersonale, l’età media di insorgenza dei sintomi iniziali è pari a 45 anni: il 95% delle donne entra in questa fase fra i 40 ed i 51 anni.

La durata media della premenopausa è di 5 anni e mezzo, anche se l’intervallo può durare dai 2 agli 8 anni.

Mentre un tempo si riteneva che la diminuzione della secrezione ormonale fosse un processo progressivo e lineare, di recente è stata dimostrata l’esistenza di ampie fluttuazioni ormonali, che giustificano la sintomatologia intermittente e irregolare.

Il termine premenopausa è sinonimo di climaterio, una parola che deriva dal greco kπιμακτήρ (che significa gradino), che esprime appieno la serie di cambiamenti fisici e psichici improvvisi della donna verso la menopausa.

Come agire sui sintomi iniziali della premenopausa

Gli effetti delle fluttuazioni ormonali correlate alla premenopausa si riverberano sull’intero corpo e, nello specifico, sul sistema cardiovascolare, sul sistema nervoso centrale e sull’apparato genitourinario.

Il disturbo più frequente è rappresentato dalle vampate di calore, un sintomo per la verità che compare però nelle fasi piuttosto tardive della premenopausa, ed è causato dalle oscillazioni delle concentrazioni ormonali nel sangue, e non dal loro calo assoluto.

In casi selezionati, il ginecologo può prescrivere la terapia ormonale sostitutiva: l’assunzione degli ormoni estrogeni in sostituzione di quelli che non vengono più prodotti dal corpo.

Mentre questa strategia terapeutica è più indicata per le pazienti in uno stato premenopausale più avanzato, si preferisce prescrivere alle donne più giovani e con cicli irregolari un contraccettivo orale a basso dosaggio (la cosiddetta minipillola), che controlla efficacemente il ciclo mestruale e che garantisce anche la prevenzione del concepimento.

Quando gli ormoni sono controindicati, per patologie pregresse o presenti, nei casi gravi si può ricorrere all’uso di psicofarmaci, in particolare antidepressivi SSRI e SNRI (come la venlafaxina), con risultati tuttavia più modesti.

La premenopausa è caratterizzata da modificazioni del ciclo mestruale che consistono anche in sanguinamenti uterini anomali. Per stabilire cosa sia anomalo e cosa non lo sia, non sono disponibili criteri oggettivi di riferimento. La valutazione deve, al contrario, essere effettuata sulla base della normalità individuale e personalizzata di ogni donna.

Le alterazioni del ciclo mestruale possono riguardare la frequenza: si possono avere cicli più lunghi (che tendono, per esempio, a raggiungere i 40-50 giorni di durata) o più brevi (che anticipano a 20-23 giorni). Oppure possono verificarsi modificazioni nella quantità di sangue persa con le mestruazioni: la quantità di flusso può così aumentare (metrorragia) o ridursi. Anche i flussi possono cambiare la loro durata ed essere più brevi (meno di 2 giorni) o più lunghi (un fenomeno noto come menorragia).

Frequenti anche gli episodi di spotting, ossia i sanguinamenti intermestruali, o disturbi più evidenti, come le menometrorragie, perdite di sangue superiori, in volume, a quanto si verifica durante la mestruazione.

Questi disturbi richiedono comunque un controllo sia medico che ecografico, perché potrebbero rappresentare un sintomo della presenza di patologie dell’apparato riproduttivo femminile anche gravi, come i fibromi uterini, i polipi endometriali o l’iperplasia endometriale, una condizione che può evolvere verso il carcinoma dell’utero.

Le terapie generalmente prescritte, in questi casi, sono il contraccettivo orale a basso dosaggio o la supplementazione con progesterone naturale o con un progestinico di sintesi per 14-16 giorni al mese.

Per raggiungere il medesimo obiettivo, è anche possibile posizionare un dispositivo intrauterino medicato (IUD), una spirale che rilasci gli stessi ormoni all’interno della cavità uterina. Il dispositivo intrauterino consente di somministrare quantità di ormoni inferiori, minimizzando gli effetti collaterali legati all’assunzione dei progestinici (i principali sono la cefalea e la tensione addominale).

Un elemento che intreccia sia la sintomatologia vasomotoria che quella psichica è rappresentato dal peggioramento della sindrome premestruale. Una condizione caratterizzata da stati mentali, emotivi e fisici che comprendono depressione, aggressività, irritabilità, affaticamento, calo del desiderio, insonnia, tachicardie notturne, ritenzione idrica, desiderio compulsivo per cibi dolci o salati, fame nervosa e gonfiore.

Negli ultimi anni, gli studi scientifici realizzati sull’argomento hanno consentito di comprendere che la premenopausa ha un ruolo importante nel favorire lo sviluppo di sintomi depressivi.

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Premenopausa: il kit per vivere al meglio i sintomi di questo periodo

Per la gestione di questa fase di transizione, gli esperti raccomandano l’adozione di uno stile di vita rispettoso delle esigenze del corpo, che si trova in una fase complessa di evoluzione per affrontare la quale servono serenità ed equilibrio.

Molto benessere può venire dall’esercizio fisico quotidiano, che trova espressione sia nell’esecuzione di allenamenti sportivi personalizzati, che nel moto anche al di fuori della palestra. Mantenersi attivi e in movimento significa anche preferire le scale all’ascensore, scegliere di camminare anziché prendere la macchina o i mezzi pubblici, uscire a fare quattro passi per rilassarsi quando ci si sente irritate anziché addentare una fetta di torta.

Vedere il proprio corpo cambiare rapidamente in peggio non aiuta neppure psicologicamente: l’invecchiamento è un processo che può essere rallentato mantenendosi in forma e curate. Non solo: l’attività fisica previene l’impoverimento dell’osso (riducendo il rischio di osteoporosi) e mantiene lubrificate le articolazioni, contribuendo a limitare il rischio di artrosi.

Inoltre, è bene adottare una dieta sana, che massimizzi l’efficienza dei tessuti e riduca la probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari, il cui rischio aumenta, a causa della cessazione della sintesi degli estrogeni, durante la premenopausa e la menopausa vera e propria.

È anche fondamentale evitare cibi piccanti, molto speziati o caldi, le pietanze elaborate e indigeste e l’alcol, che, per il suo effetto di vasodilatazione, peggiora la frequenza e l’intensità delle vampate.

Come dimostrato da molte ricerche, la rinuncia al fumo contribuisce a ritardare l’insorgenza della premenopausa e a ridurre la severità delle vampate.

Per proteggere la salute psichica, i medici consigliano di tutelare l’equilibrio del sonno, assecondando l’esigenza del corpo di dormire almeno sette ore per notte. Meglio se fra fresche lenzuola di cotone.

Per ridurre il fenomeno delle vampate, oltre a provvedere a una corretta idratazione, è opportuno scegliere capi di abbigliamento in fibra naturale, comodi e traspiranti, da indossare a strati, per potersi ambientare a diverse temperature.

Nei casi più difficili di malessere psicologico, può rendersi utile il supporto offerto dalla terapia cognitivo-comportamentale, efficace nel ridurre lo stress e nell’alleviare sintomi quali le vampate di calore, l’insonnia, la depressione e i disturbi della sfera sessuale.

Negli ultimi anni sono stati effettuati studi finalizzati allo sviluppo di possibili integratori naturali, utili a contrastare efficacemente la sintomatologia della premenopausa.

È possibile ricorrere a prodotti specificamente formulati per andare incontro alle esigenze legate a periodi di particolare stress nelle donne al di sopra dei 50 anni. Integratori a base di elementi protettivi per la salute dell’osso (come la vitamina D, lo zinco e la vitamina K), antiossidanti e riequilibranti per le situazioni di astenia (vitamina B12 e acido folico), che possano sostenere la donna nel passaggio strategico verso un equilibrio nuovo.

Fra questi, il polline citoplasmatico purificato (PPE) ha mostrato un ruolo sugli aspetti psicologici della peri-menopausa e su sintomi quali le vampate, l’irritabilità, i disturbi dell’umore, del sonno, l’affaticabilità, le oscillazioni dell’umore attraverso il prolungamento dell’attività della serotonina a livello cerebrale. I PPE possono essere usati per ridurre i sintomi vasomotori anche in pazienti con storie pregresse di tumori incompatibili con la terapia ormonale sostitutiva, perché privi di fitoestrogeni.

Fonti:

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