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Pubblicato il 17 Agosto 2018 | Ultima modifica il 5 Dicembre 2019

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Ototossicità: quando i farmaci possono danneggiare l’udito

Fra i possibili effetti collaterali di alcuni farmaci sono inclusi danni all’udito a volte irreversibili. Scopriamo quali molecole sono a rischio di ototossicità e com’è possibile ridurlo.

I farmaci possono avere degli effetti collaterali, e nemmeno l’udito sfugge da questa regola; in questo caso il problema prende il nome di ototossicità e può compromettere le capacità uditive o causare altri problemi come acufeni, capogiri, vertigini e perdita dell’equilibrio.

I sintomi dell’ototossicità possono comparire durante o dopo la terapia. In genere colpiscono entrambi gli orecchi, contemporaneamente o da un lato e prima che dall’altro. In alcuni casi i sintomi svaniscono con l’interruzione del trattamento; in altri, invece, il danno può essere riparato solo nelle sue prime fasi, dopo le quali l’ototossicità diventa irreversibile. Evitare che ciò accada è fondamentale per proteggere non solo l’udito, ma anche altri aspetti della salute; l’acufene, per esempio, può ridurre significativamente la qualità della vita causando stress, ansia e depressione, e problemi come vertigini e disturbi dell’equilibrio possono essere associati a panico, agorafobia e, ancora una volta, depressione.

Ad oggi i farmaci associati a ototossicità sono più di 150. Fra di essi sono inclusi alcuni antibiotici, alcuni antitumorali, certi diuretici, il chinino e alcuni analgesici. Scopriamo quali.

L’ototossicità degli antitumorali

Fra gli antitumorali, l’ototossicità è un effetto collaterale tipico di quelli basati sul platino: carboplatino, oxaliplatino e cisplatino; quest’ultimo (peraltro il più utilizzato) è quello dotato di maggiore ototossicità.

In genere i problemi iniziano da qualche giorno a qualche settimana dopo il trattamento e colpiscono entrambi gli orecchi; l’udito diminuisce rendendo difficile la percezione dei suoni ad alta frequenza, ma il problema può estendersi anche a frequenze più basse. Per di più può aggravarsi anche alla sospensione del trattamento e può essere associato a un acufene persistente e a vertigini con o senza nausea.

Il rischio di ototossicità del cisplatino aumenta con la dose (singola o cumulativa), in presenza di problemi di udito pregressi o di insufficienza renale, ed è più elevato prima dei 4 anni di età e in combinazione con l’esposizione al rumore o con altri trattamenti (radioterapia al cranio, somministrazione di altri farmaci associati a ototossicità o tossici per i reni). Inoltre la sensibilità individuale sembra dipendere anche da alcune caratteristiche genetiche specifiche.

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L’ototossicità degli antibiotici

Fra gli antibiotici, invece, sia gli aminoglicosidi sia i macrolidi e i glicopeptidi sono associati a ototossicità. I primi includono neomicina, gentamicina, kanamicina, tobramicina, streptomicina e amikacina; possono causare vertigini, nausea, nistagmo (un movimento involontario dell’occhio, rapido e ripetitivo), atassia (perdita della coordinazione muscolare), acufene e perdita anche totale dell’udito. Fra i secondi sono invece compresi eritromicina, claritromicina e azitromicina, che possono causare vertigini, acufeni e perdita dell’udito (a volte irreversibile). Un esempio di glicopeptide è invece la vancomicina, associata ad acufene e perdita dell’udito.

Il rischio di ototossicità degli aminoglicosidi aumenta con la dose, le concentrazioni plasmatiche, la frequenza delle applicazioni, la durata della terapia, l’età, disfunzioni renali, l’esposizione al rumore, problemi d’udito preesistenti e la predisposizione genetica individuale.

Inoltre anche nel caso degli aminoglicosidi e della vancomicina il rischio di ototossicità aumenta con l’assunzione contemporanea di altri farmaci ototossici.

Altri farmaci a rischio ototossicità

Anche gli analgesici appartenenti alla classe dei salicilati (come l’aspirina) e i cosiddetti diuretici dell’ansa hanno fra i loro possibili effetti collaterali l’ototossicità.

In genere la riduzione dell’udito dovuta all’uso dei salicilati – bilaterale, simmetrica e associata ad acufene – si risolve tra 24 e 72 ore dopo aver sospeso l’assunzione del farmaco, e solo in rari casi può essere permanente. Anche i diuretici dell’ansa (come la furosemide) causano una perdita dell’udito reversibile, ma possono aumentare l’ototossicità di altri farmaci.

Infine, anche il chinino – un antimalarico – può compromettere temporaneamente l’udito. La sua ototossicità è dose-dipendente.

Come evitare l’ototossicità dei farmaci

Il modo migliore per ridurre il rischio di danni irreversibili dovuti all’ototossicità dei farmaci sarebbe avere a disposizione terapie alternative o utilizzare contemporaneamente delle sostanze in grado di proteggere l’udito.

Purtroppo queste ultime sono ancora in fase di sperimentazione, e non sempre è possibile evitare l’uso di farmaci citotossici. Per questo è bene considerare attentamente caso per caso, agendo sulle dosi dei farmaci, evitando la somministrazione contemporanea di più molecole ototossiche e identificando i possibili fattori di rischio. Se elevati, questi ultimi dovrebbero spingere a un monitoraggio dell’udito tramite audiometria per individuare eventuali danni da ototossicità nelle fasi più precoci della loro comparsa.

Fonti articolo:
. Huang MY and Schacht J. Drug-induced ototoxicity. Pathogenesis and prevention. Med Toxicol Adverse Drug Exp. 1989 Nov-Dec;4(6):452-67
. Lanvers-Kaminsky C et al. Drug-induced ototoxicity: Mechanisms, Pharmacogenetics, and protective strategies. Clin Pharmacol Ther. 2017 Apr;101(4):491-500. doi: 10.1002/cpt.603
. Leis JA et al. Aminoglycoside-induced ototoxicity. CMAJ. 2015 Jan 6; 187(1): E52.doi: 10.1503/cmaj.140339

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